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Non sapevano neppure che papà era un grande patriarca

RACCONTO. La domenica, quando era a casa, ci sedevamo intorno a un grande tavolo e lui non ci permetteva di alzarci se prima non gli avevamo detto qualcosa di nuovo che avevamo imparato quel giorno. Così, quando ci lavavamo le mani prima di metterci a tavola, io chiedevo alle mie sorelle: "che cosa avete imparato oggi?" E loro dicevano: "niente". E io dicevo: "Bene, sarà meglio che impariamo qualcosa!". Allora andavamo a prendere l'enciclopedia e la sfogliavamo, e imparavamo, per esempio, che il Nepal ha un milione di abitanti, e continuavamo a pensarci mentre stavamo mangiando. E i pasti! In vita sua mia madre non ha mai preparato uno "spuntino da televisione". Ricordo certi mucchi di fagiolini così alti che non riuscivo a vedere mia sorella, seduta di fronte a me. Quando avevamo finito di mangiare, papà scostava il piatto è chiedeva: "Felice, che cos'hai imparato oggi?" e io dicevo: "Il Nepal ha un milione di abitanti...". Non c'era mai niente di insignificante per quell'uomo! Si rivolgeva a mia madre e diceva "Mamma, lo sapevi..." Noi li guardavamo e dicevamo:  "Che matti!". E chiedevamo ai nostri amici: "Anche voi dovete parlare del Nepal ai vostri genitori?" E loro rispondevano: "Ai nostri genitori non interessa se sappiamo qualcosa o no". Ma voglio confidarvi un segreto. Anche adesso, quando Felice va a letto, e magari quel giorno ha lavorato ventinove ore ed è esausto, s'infila tra le lenzuola, ma in quel momento meraviglioso prima di addormentarsi, si domanda: " Felice, che cosa hai imparato oggi?". E se non so rispondere, devo alzarmi e prendere l'enciclopedia e sfogliarla e cercare di imparare qualcosa di nuovo.

Tratto dal libro: vivere, amare, capirsi di Leo Buscaglia.


Vincenzo Nisio

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