RACCONTO.
Il nonno di Squillo ha avuto lunga vita, 94 anni.
Prima, all'epoca, si viveva di poche cose nei piccoli paesini, il ritrovo, spesso, avveniva in esigui locali dove si beveva un bicchiere di vino in compagnia degli amici e si scambiava qualche chiacchiera. Il locale frequentato dal nonno di Squillo era identificato col nome del titolare: “da Luluccio”, che era l’appellativo scherzoso (soprannome) di Raffaele. All'imbrunire si tornava a casa e spesso con un pizzico di allegria in più; non importava com'era generata l’allegria ma era importante essere allegri, per sorridere di più alla vita non troppo semplice in quei periodi.
Prima, all'epoca, si viveva di poche cose nei piccoli paesini, il ritrovo, spesso, avveniva in esigui locali dove si beveva un bicchiere di vino in compagnia degli amici e si scambiava qualche chiacchiera. Il locale frequentato dal nonno di Squillo era identificato col nome del titolare: “da Luluccio”, che era l’appellativo scherzoso (soprannome) di Raffaele. All'imbrunire si tornava a casa e spesso con un pizzico di allegria in più; non importava com'era generata l’allegria ma era importante essere allegri, per sorridere di più alla vita non troppo semplice in quei periodi.
Squillo era curioso e la sua curiosità, che nei passati tempi era considerato un comportamento negativo e non un semplice desiderio di sapere qualcosa, lo spinse a chiedere al nonno allora novantenne e in piena lucidità mentale, com'era la vita a 90 anni. Cosa si pensava, cosa si provava, come ci si sentiva. Il nonno lo guardò stranito, quasi a chiedersi: ma cosa ti passa per la testa! Poi però capì e gli rispose: com'è la vita a 90 anni? Ecco…immagina che una mattina ti svegli, fai le tue cose e vai a lavorare, poi torni, mangi qualcosa e scendi da Luluccio, bevi qualche bicchiere di vino con gli amici, quattro chiacchiere, te ne torni a casa e sono passati 90 anni, caro Squillo.
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