Sul blog, di diritto, ci vanno tutte le emozioni autentiche, loro hanno la precedenza assoluta. E allora, condividere un grande momento di felicità, che evoca meravigliosi ricordi, mi regala un grande senso di straordinaria pienezza interiore. Sono i sogni di quando eravamo ragazzini di scuola che fanno grande un periodo di vita vissuta, e quando poi ti reincontri dopo quasi vent'anni scoprendo che molti si sono realizzati pensi che sono proprio i sogni a far girare il mondo. E pensi pure che sono passati 16 anni da allora, si, perché prima - almeno io - non ci avevo pensato a fondo ma ora sono più consapevole. Ci si sente sempre un po' bambini, poco cresciuti, sempre con la voglia di vedere la vita con gli occhi di un ragazzo di scuola. Poi invece ci si ritrova grandi, te ne accorgi quasi all'improvviso, con gli anni sulle spalle a ricordarti che quei tempi non ci sono più e devi accontentarti dei soliti ricordi. Non ho ancora ben chiaro se a vent'anni uno ha già capito tutto oppure è solo il tempo che gli farà comprendere il vero senso della vita.
Venerdì sera ho reincontrato i miei compagni di scuola superiore, quanto è stato bello, credetemi, ho sognato. Quando sono arrivato non sapevo a chi salutare per primo, a Lino, a Paola, a Giovanni, a Maria Giovanna, a Gregorio, Sergio, Raffaele, Luigi, Elio e così via, lo sguardo era impazzito. Sembrava di aver trovato una cassa piena di oro e non sapevo da dove cominciare a prendere le cose, sembrava di essere improvvisamente ritornato ai tempi della scuola, mi sentivo un "ventenne". Eravamo lì, estasiati a raccontarci gli ultimi sedici anni vissuti, i figli, il lavoro, le scelte che mamma vita ci aveva imposto, a ognuno una strada. Siamo andati a cena, ma l'ultima cosa che ci interessava era mangiare, ci si cercava con lo sguardo ed ognuno esaminava i lineamenti del viso di un altro rendendosi conto che in fondo, nel tempo trascorso, non eravamo tanto cambiati. Siamo stati insieme fino a tarda notte, fino all'ultimo, fino a quando gli occhi hanno cessato la loro attività iniziando a cedere. Da ragazzini ci si affeziona di più e l'affetto, il bene, l'amore che si prova è indelebile, perché è vero, naturale, autentico.
Adesso lo sto scrivendo, è già un vivo ricordo, nell'attesa di reincontrarci ancora una volta, anche se so che la prossima non sarà come la prima di venerdì due ottobre 2015 ma sarà altrettanto piacevole. A meno che non ci reincontriamo fra vent'anni, ma non credo.
Vincenzo Nisio
Vincenzo Nisio
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